
L’altopiano di Asiago è uno dei settori del fronte maggiormente coinvolti nelle battaglie della Grande Guerra, soprattutto nei due anni 1916 e 1917. L’area monumentale e la zona sacra del Monte Cengio, teatro del sacrificio dei Granatieri, sono oggi uno dei luoghi più visitati dell’altopiano, grazie anche alla facilità dell’accesso stradale.
La battaglia del Monte Cengio

Il 15 maggio 1916 l’esercito austro-ungarico lanciò un’offensiva sugli altipiani veneti e trentini – nota come Strafexpedition – con l’obiettivo d’invadere la pianura veneta e prendere alle spalle l’esercito italiano schierato sul Carso. La brigata dei Granatieri di Sardegna, comandata dal generale Pennella, ebbe il compito di difendere la zona di Monte Cengio e combattè per giorni senza cannoni, con poche munizioni e scarse riserve di acqua e viveri. La brigata fu circondata e il 3 giugno dovette soccombere all’assalto finale. Dei circa diecimila granatieri che erano saliti sull’altopiano, riuscirono a salvarsi in poco più di mille. L’accanita resistenza italiana e le perdite inflitte agli austriaci valsero comunque a frenare l’impeto dell’assalto, a rallentarne l’azione e a far fallire nella sostanza la Strafexpedition. Questi eventi sono narrati da Emilio Lussu nel suo Un anno sull’altipiano.

La Granatiera

Esaurita la spedizione ‘punitiva’, gli austriaci abbandonarono Monte Cengio e si ritirarono sulle posizioni di partenza, meglio attrezzate e difendibili. Il 24 giugno 1916 le truppe italiane ripresero possesso del Cengio e delle aree circostanti e decisero di attrezzarle con nuove fortificazioni. A tale scopo fu realizzata dal Genio Zappatori un’ardita mulattiera di arroccamento (chiamata “la granatiera”, in omaggio ai granatieri italiani che si erano sacrificati sul monte) che sfruttava le cenge naturali del monte e traversava in galleria le fasce rocciose impraticabili. La mulattiera era invisibile all’occhio nemico e consentiva il transito di uomini e materiale anche in pieno giorno. Le sue gallerie fungevano comunque da ricovero per le truppe in caso di bombardamenti mirati. Essa collegava inoltre le postazioni difensive, unite tra loro da un’unica lunga trincea, della cosiddetta “linea di resistenza a oltranza”.

L’escursione

Una emozionante passeggiata ad anello percorre oggi “la granatiera”, raggiunge la cima di monte Cengio e scende all’area monumentale. Il punto di partenza è il piazzale Principe di Piemonte a quota 1286. Lo si raggiunge in auto in 3,5 km dal bivio (segnalato) sulla strada che da Treschè Conca scende in direzione di Vicenza. Qui si parcheggia. Dal piazzale (pannelli dell’Ecomuseo della grande guerra), s’imbocca la stradina a sinistra della prosecuzione della strada asfaltata. Il sentiero sale tra cisterne, cannoniere, trincee e gallerie e percorre il tratto più emozionante, la cengia a strapiombo sulla Valdastico. Giunti sotto la selletta del piazzale monumentale dei Granatieri, senza salirvi, si prosegue sulla mulattiera che percorre ancora la cengia e una galleria elicoidale e raggiunge il piazzale Pennella. Una breve salita porta alla croce del monte Cengio (1347 m). Tornati al piazzale Pennella si segue ora la larga strada bianca che scende al piazzale dei Granatieri. Un tratto di asfalto lungo un km riporta al punto di partenza. L’escursione ha un dislivello di circa 200 metri e si compie in circa tre ore.
La cisterna

Alla partenza dell’itinerario si osserva sulla destra la cisterna idrica in calcestruzzo. L’acqua prelevata dal fiume Astico veniva portata sul monte Cengio grazie a due stazioni di sollevamento. Questa cisterna in caverna della capacità di 150 metri cubi riforniva poi le truppe italiane dislocate nella zona sud-occidentale dell’altopiano.
La cannoniera

Sulla destra del sentiero si trova l’accesso alla cannoniera italiana costruita nel 1917. Una galleria lunga 75 metri conduce alle caverne delle munizioni e a quattro vani-cannoniere dove erano posizionati cannoni da montagna puntati verso la testata della Val Silà.
La quota 1363

Il sentiero conduce poi a visitare il ridotto di quota 1363, un complesso di opere fortificate inserito nel più ampio sistema della linea difensiva a oltranza. Il ridotto poteva contare su postazioni in pozzo per mitragliatrici, postazioni in caverna, camminamenti di raccordo e due trincee a corona della quota.
La leggenda del salto del granatiere

I combattimenti di giugno 1916 germinarono l’epica leggenda del “salto del granatiere”. Alle spalle dell’ultima trincea italiana c’era infatti solo lo strapiombo della Valdastico. I soldati italiani avrebbero ingaggiato un corpo a corpo con gli schützen e, piuttosto che arrendersi, avrebbero preferito gettarsi nei dirupi, avvinghiati nella lotta agli austriaci, andando incontro entrambi a morte certa.
La zona sacra

Il piazzale dei granatieri è il punto culminante della zona monumentale. Vi è stata eretta una chiesa votiva dedicata ai caduti che contiene dipinti, sculture e lapidi memoriali. Vi è anche eretta una statua al “Granatiere del Cengio”, costruita utilizzando schegge di granata e altri residuati bellici.
Il piazzale Pennella

Si raggiunge il panoramico piazzale dedicato al generale dei granatieri Giuseppe Pennella. Qui è anche visitabile la Galleria che ospitava il posto di comando del Granatieri e l’artiglieria da montagna. Durante la battaglia del 1916 funzionò anche da posto di primo soccorso e da ricovero del gran numero di feriti.
Il Monte Cengio

La vetta del Monte Cengio (1347 m) ospita una grande croce a tralicci di ferro e un’ara votiva. Una piastra di orientamento aiuta a individuare i monti fronteggianti la Valdastico, con il Priafora e il Pasubio in evidenza.

Per approfondire
http://www.asiagograndeguerra.it
http://www.ecomuseograndeguerra.it/veneto/
(L’escursione è stata effettuata il 13 agosto 2016)
Un pensiero su “Grande Guerra. Gli spalti dei Granatieri sul monte Cengio”