La creazione e la fine del mondo a Fossa

Fossa è un paese abruzzese dell’Aquilano. E la chiesa di Santa Maria delle Grotte (ad cryptas) è il suo più importante tesoro d’arte. Le scosse del terremoto del 2009 l’hanno fatta tremare ma non sono riuscite a buttarla giù. Ci son voluti anni per curarne le ferite, rattoppare gli squarci, raddrizzare le colonne, fissarne gli affreschi. Ma infine eccola riaperta, splendente per i restauri, per l’emozione dei visitatori.

È una chiesa medievale, di origine cistercense, interamente affrescata all’interno. Un famoso ciclo di dipinti duecenteschi narra tutta la storia del mondo, dalla sua creazione alla sua dissoluzione. Arte sacra e dunque storia di salvezza dell’umanità grazie alla prima e alla seconda venuta di Gesù, alla sua incarnazione e al giudizio finale.

“In principio Dio creò il cielo e la terra”. Il pittore ritrae un Dio giovane, senza barba e senza scarpe, con le guance rosse, vestito di tunica e mantello, seduto su un cuscino in trono, che mostra e benedice il cielo (con gli astri maggiori e le stelle) e la terra (divisa tra le acque e i campi coltivati). 

Il quadro successivo mostra il giovane Dio venerato dagli angeli mentre separa la luce dal buio. “Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte”.

Seguono gli eventi del quarto e del quinto giorno: “uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo” e poi “la terra produca esseri viventi, secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici”.

Il ciclo della nascita del mondo si chiude con la creazione del primo uomo, Adamo, e della prima donna, Eva. 

Dal primo giorno dell’umanità passiamo ora all’ultimo. È il giorno del ritorno di Gesù sulla terra per giudicare l’umanità, il dies irae. La scena del giudizio universale occupa tutta la facciata interna ed è articolato su cinque fasce orizzontali sovrapposte.

La prima fascia in alto, di forma triangolare, è dedicata al Giudice. Il Cristo è seduto sul trono del giudizio all’interno di una mandorla coloratissima (l’arcobaleno della nuova alleanza) ed esibisce i fori dei chiodi della crocifissione sulle mani e sui piedi e la ferita della lancia sul costato. Attorno al Giudice sono gli angeli trombettieri che, rivolti ai quattro angoli del mondo, suonano il risveglio dalla morte con le loro lunghe trombe e gli olifanti. La seconda fascia è dedicata al tribunale celeste: i dodici apostoli sono in piedi, in due gruppi di sei separati da una finestra e capeggiati da Pietro e Paolo; alcuni portano in braccio gli scritti di cui sono autori mentre altri indicano col dito il giudice in alto.

La terza fascia è dedicata alla separazione dei risorti e ai cortei degli eletti e dei reprobi. A sinistra è un angelo che mostra una pergamena (filatterio) con le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo e rivolte ai buoni: «venite benedicti patris mei, possidete regnum» (venite benedetti del padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo); alla sinistra è l’angelo che mostra le parole evangeliche rivolte ai malvagi: «ite maledicti in ignem æternum» (via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno). 

I buoni, in corteo, vestono abiti dalle tinte tenui e mostrano tutto il loro giubilo attraverso i gesti della preghiera di ringraziamento. Sul fronte opposto il corteo dei malvagi a capo chino veste abiti dai colori più scuri e mostra i gesti della delusione e della rassegnazione.

La quarta fascia è una strip di fotogrammi di grande effetto che contiene le immagini di sepolcri simili nella struttura ma decorati nei colori più festosi: le tombe si scoperchiano e i corpi dei sepolti avvolti nei sudari si rianimano e sollevano le braccia verso il giudice. 

La fascia affrescata in basso, separata dal portone della chiesa, è dedicata alle scene del paradiso e dell’inferno. L’arcangelo Michele pesa le anime dei risorti sulla bilancia a doppio piatto e tiene contemporaneamente a bada con una lunga lancia il demonio che tenta di falsare la pesatura. Più a sinistra la Madonna accompagna i beati verso la porta del Paradiso. 

Il Paradiso è simbolizzato nelle sembianze del seno dei patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe, seduti in un giardino di alberi paradisiaci, sollevano i lembi del loro mantello e accolgono in grembo una piccola folla di salvati.

A destra è l’inferno con un gruppo di dannati, tra i quali spiccano Giuda, Caifa, l’avaro e la meretrice. I dannati si azzuffano, bruciano tra le fiamme dell’Ade, sono morsicati da serpi intraprendenti e lubriche e sono alla fine acciuffati da un grande Lucifero dai piedi d’aquila. L’estremo personaggio sepolto nel più profondo dell’inferno e raffigurato con un bicchiere in mano è il ricco Epulone, satollo e obeso, costretto a chiedere al povero Lazzaro nel seno di Abramo la pietà di un goccio d’acqua per bagnarsi la lingua riarsa.

(Ho visitato Fossa il 22 giugno 2023)

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