Colleferro. Alla scoperta di una città di fondazione

Colleferro, 50 km a sud di Roma, è un luogo di eccellenza per studiare l’economia italiana e l’evoluzione della società post-industriale: il nuovo ruolo della logistica, le tecnologie avanzate, l’aerospaziale, il trattamento dei rifiuti, la tossicologia ambientale, il riuso dell’edilizia industriale, gli incubatori d’impresa e le start-up, la medicina del lavoro, i trasporti e le vie di comunicazione, la tutela del paesaggio, i parchi naturali, l’archeologia classica e quella industriale, l’immigrazione, le relazioni industriali, l’associazionismo di base, la cultura del lavoro. Un grande spazio per menti aperte e bravi amministratori.

Per capire Colleferro bisogna però partire dall’inizio. Camminare nella storia di una città che è stata industriale e operaia. Percorrerne le strade e visitare i quartieri di un insediamento urbanistico esemplare. Scoprire una ‘città di fondazione’, che dal nome del suo progettista è stata definita ‘città morandiana’.

Il passato remoto di Colleferro può essere apprezzato salendo al vecchio Castello sul colle e visitando il Museo archeologico comunale del territorio toleriense. La visita è raccomandata. Si tratta di un museo che è il frutto di autentica ricerca archeologica e di scavi nel territorio (‘toleriense’ da ‘Tolerus’, il nome latino del fiume Sacco). Un museo didattico e ben documentato. Racconta di antiche catacombe cristiane, castelli signorili, chiese altomedievali, abbazie, strade romane e ville rustiche. E propone la ricostruzione spettacolare in scala reale di un elefante dalle lunghe zanne vissuto nel Pleistocene.

La fabbrica BPD

Venendo a tempi più recenti, quello che era un modesto scalo ferroviario della storica città di Segni conosce una svolta radicale nel Novecento. Una svolta raccontata in molti libri, in un Archivio multimediale e in un bel sito web, da cui estraiamo queste informazioni. Nel 1913 il senatore Giovanni Bombrini e l’ingegnere Leopoldo Parodi Delfino, combinando competenze di finanza e capacità tecniche e organizzative, fondano a Colleferro la BPD, una grande fabbrica di prodotti chimici e di esplosivi. 

Le guerre faranno la ‘fortuna’ della fabbrica, grazie alla produzione di balistite, bombe a mano, munizioni, tritolo, propellenti, cartucce per la caccia, proietti d’artiglieria. Alla produzione bellica si aggiungeranno le attività nel campo metalmeccanico (tram e vagoni), del cemento e della chimica (bombole aerosol, chimica primaria, resine sintetiche, fibre tessili artificiali, prodotti chimici per l’agricoltura e per uso domestico, detersivi, insetticidi). 

La fabbrica attraversa tre fasi, da quella pioneristica a quella dell’ultima guerra e al dopoguerra; fasi che si alterneranno a gravi incidenti esplosivi e alle distruzioni belliche degli impianti. La fabbrica cesserà nel 1968 con la sua incorporazione nella Snia Viscosa.

Il primo villaggio operaio di santa Barbara

Per accogliere le centinaia di operai e tecnici, tra il 1913 e il 1933, nascerà dal nulla, a settecento metri dalla fabbrica, il primo Villaggio operaio, detto di Santa Barbara. Leopoldo Parodi Delfino incarica l’architetto Michele Oddini, di Ovada, di progettare le residenze per le maestranze, provenienti dalle diverse regioni del paese. 

Il Villaggio comprende le residenze e i servizi per la comunità insediata. Le abitazioni si dividono in due gruppi distinti: l’uno con alloggi in linea, destinati agli operai, a un piano e a ballatoio su più livelli, con servizi igienici in comune; l’altro formato dalle unità per gli impiegati e i dirigenti, con caratteristiche di lusso, dotate anche di bagno interno in ogni appartamento. Il Villaggio di Santa Barbara è ancora oggi ben conservato e consente una sostanziale buona lettura del suo impianto originale.

Il complesso monumentale della Città Morandiana

Agli inizi degli anni Trenta, per soddisfare l’accresciuta domanda bellica, la BPD crea nuovi reparti di lavorazione e aumenta il numero degli addetti. Per ospitare i nuovi assunti e le loro famiglie Leopoldo Parodi Delfino sceglie il giovane ingegnere Riccardo Morandi, professionista romano in ascesa, per l’estrema competenza nel calcolo di strutture intelaiate in cemento armato, come progettista ideale per l’ampliamento della città. 

Il primo Piano Morandi è del 1934. Riccardo Morandi si occupa della pianificazione ma anche della progettazione di gran parte delle strutture. Nasce, così, la Città Morandiana con gli edifici più importanti e significativi, tra cui il Palazzo comunale, la casa del Fascio (oggi caserma dei Carabinieri), la chiesa di santa Barbara, l’Istituto professionale industriale, la scuola Giuseppe Mazzini, la scuola elementare GPD, la Casa della madre e del fanciullo, il complesso del Mercato coperto, l’Albergo Aurora, l’Albergo Mensa degli impiegati, l’Ospedale, l’Edificio direzionale della fabbrica, l’Orfanotrofio, il Cinema Teatro, l’Albergo Periti e Commissariato, i dormitori per gli operai, il Convitto per le operaie, il Centro di igiene sociale, il campo sportivo, le case a corte, le case in linea, le case a schiera e le ville. 

Il tutto nell’ambito di un sistema urbanistico pensato affinché i suoi elementi siano funzionali a garantire il comfort abitativo dei lavoratori, la vita e le attività della comunità e il funzionamento dell’industria. La dislocazione dei diversi edifici segue l’andamento delle curve di livello, privilegiando il soleggiamento e il paesaggio, con una stretta connessione tra morfologia del terreno e disposizione planimetrica delle funzioni.

La ricostruzione del dopoguerra

Nel primissimo dopoguerra, Colleferro, città più volte bombardata e dotata di estesi rifugi sotterranei, riprende la sua ascesa. L’industria BPD ha perso Leopoldo Parodi Delfino ma ha la necessità di ricominciare, ricostruire i reparti dello stabilimento, distrutti dalla guerra, dare nuovo impulso alla produzione, per risollevare l’economia aziendale e il morale degli uomini che vi lavorano. 

Sarà ancora Riccardo Morandi, il progettista della ricostruzione, della rinascita, della crescita della città. Lo farà con il Piano degli anni Cinquanta nel quadro del Piano INA Casa. Oggi la Città di Fondazione è pressoché intatta, con uno stato di conservazione, uso e manutenzione degli edifici e delle strade sostanzialmente buono. Che invita a una visita attenta. Non è certo ‘la grande bellezza’. Ma è un percorso avvincente.

(Ho visitato Colleferro il 27 febbraio e il 3 marzo 2024)

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