Cortona. La Via Crucis di Gino Severini

La Via Crucis (Via della Croce) è il cammino devozionale, ritmato da 14 soste presso altrettanti stazioni, che i fedeli percorrono per rivivere, in meditazione e preghiera, la salita di Gesù al Calvario e la sua morte sulla croce. Ancora oggi a Gerusalemme i pellegrini cristiani ripercorrono la Via Dolorosa, nel quartiere arabo brulicante di vita, seguendo la croce dal Lithostratos di Pilato alla basilica del Santo Sepolcro. Molto seguita è anche la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, che la partecipazione del Papa trasforma in un evento condiviso in mondovisione. Ma non c’è chiesa, anche la più modesta, che non abbia sulle sue pareti le immagini, artistiche o popolari, della Via della Croce.

Uno scorcio di via Santa Margherita a Cortona

Vi è un luogo bellissimo in Italia, dove la Via Crucis è stata realizzata da un artista importante e viene proposta in un ambiente carico di suggestione e malinconia. La città è Cortona, storico centro medievale toscano, disteso su un colle che guarda la val di Chiana e il lago di Trasimeno. Qui la Via Crucis si sviluppa in salita, tra alte mura, lungo una silenziosa e solitaria via selciata, che da Porta Berarda sale alla basilica di Santa Margherita. Fu il Vescovo del tempo, monsignor Giuseppe Franciolini, a chiedere all’artista cortonese Gino Severini di realizzare la Via Crucis a mosaico. Scioglieva così un voto fatto dai cortonesi a Santa Margherita, patrona della città, per essere scampati ai bombardamenti e alle distruzioni della seconda guerra mondiale.

Il Cireneo

Gino Severini accolse l’invito con sollievo, prima ancora che con soddisfazione e rispose al Vescovo: “Ho vissuto in questi tristissimi tempi in un grande isolamento, esprimendo a mio modo la mia protesta contro l’assurda guerra di cui subiamo le conseguenze. Avevo quindi praticamente deposto ogni speranza e anche il desiderio di rilavorare in mosaico ed ecco che la sua lettera mi dà la più bella occasione di fare qualche cosa d’importante nella mia stessa città di Cortona”.

La Veronica

Severini (Cortona, 7 aprile 1883 – Parigi, 26 febbraio 1966), nato nella città toscana, giunse giovanissimo a Roma, dove Giacomo Balla lo avviò alla pittura divisionista. Trasferitosi a Parigi a partire dal 1906 fu a contatto con Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Guillaume Apollinaire, e partecipò al nascere e allo svilupparsi del cubismo. La prima, e poi la seconda guerra mondiale, segnarono la sua sensibilità di pittore e di artista.

Gesù è spogliato delle vesti

Severini, che aveva abbandonato la pratica religiosa e si proclamava ateo, era tornato alla fede grazie al rapporto col giovane sacerdote Gabriel Sarraute e poi all’amicizia e all’intesa intellettuale con Jacques Maritain. Nella sua autobiografia scrive: «Io non credo di essere né un ribelle né un ambizioso, anche se forse lo sono: la mia ambizione è di essere un cristiano semplice, ma autentico. Soltanto per questa via, mi sembra, si può trovare in Dio un riposo, in Cristo una guida, nella Chiesa un sostegno». Aveva così realizzato opere di arte sacra come i grandi affreschi e mosaici per le chiese svizzere di Semsales e La Roche.

Il mosaico dell’evangelista Marco sulla facciata dell’omonima chiesa

Ricevuto l’incarico del Vescovo di Cortona, Severini si mise al lavoro sui cartoni per i mosaici delle quattordici stazioni. Lavoro che Severini eseguì a Roma nel 1944 e che venne tradotto in mosaico da Romualdo Mattia e nel 1946 collocato sul percorso che sale al santuario. Nel 1961 questa narrazione a episodi fu completata con il grande mosaico sulla facciata della chiesa di San Marco, che rappresenta l’Evangelista in forme monumentali.

Santa Margherita in preghiera sullo sfondo della città di Cortona

Le stazioni stazioni canoniche della Via Crucis furono precedute da una quindicesima, dedicata alla Santa che prega il Crocifisso. Di lei Severini disse di aver “voluto fare una Santa veramente di Cortona, della nostra terra, che sia insomma la Santa Margherita dei Cortonesi”. E sul mosaico spicca infatti il profilo della città toscana, con i tetti delle case, le porte, le chiese, le torri, le cupole, il santuario sul declivio del colle e la Fortezza del Girifalco in alto.

La parte alta di via Santa Margherita

Le scene della Via Crucis sono essenziali e concentrate sui personaggi chiave, fissati nei gesti e nelle espressioni più incisive. Anche i segni grafici risultano essenziali, nello stile di un cubismo liberamente interpretato. Le foglie d’oro che rivestono alcuni tasselli creano un effetto di sorprendente punteggiatura luminosa. Le stazioni si susseguono ai margini del viale, con i mosaici incastonati in edicole col tetto a spiovente e protetti da un vetro (che spesso è più schermo che trasparenza).

Gesù consola le donne di Cortona

Il “Divino Consolatore” che incontra le pie donne è un nuovo corto circuito tra la sacra rappresentazione e la città di Cortona. Al bellissimo volto di Gesù fanno corona le donne toscane: una mamma avvilita con il bimbo in braccio, una bimbetta scalza che si succhia il dito, una signora in ginocchio che soffoca il pianto coprendosi il volto con le mani.

La Pietà. Il Cristo morto tra le braccia di sua madre, tra Maria di Magdala e l’apostolo Giovanni

Ormai al sommo della salita, in vista del santuario, le ultime scene struggenti della “Pietà”. Gesù morto è staccato dalla croce e deposto nel grembo della madre affranta.  E la scena della sepoltura curata da un pietoso Giuseppe di Arimatea, mentre la Maddalena cerca di consolare Maria. Motivati dalla fede o dalla passione d’arte, la via dolorosa di Cortona merita certamente un viaggio.

Il libro di Pierangelo Mazzeschi

(Ho visitato Cortona il 28 novembre 2019)

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