I Canopi etruschi e il ricordo dei morti

Quel che gli Etruschi pensavano dell’Oltretomba lo apprendiamo visitandone i sepolcri e le necropoli. Dipinti, sarcofaghi e urne funerarie ci danno un quadro d’indizi sui rituali della fine e sulle credenze etrusche relative al futuro oltremondano degli uomini. Questa credenze, peraltro, cambiano nel tempo. Mutano i rituali dei funerali. Si arricchiscono delle concezioni provenienti dal mondo greco.

I canopi della tomba a camera di Macchiapiana (Museo civico di Sarteano)

Nella fase più antica, l’angoscia per la morte di un proprio caro trova sollievo nel pensare che il dopo-morte è una prosecuzione della vita terrena. I congiunti del defunto ne vogliono far sopravvivere l’individualità e perpetuare la memoria. Tentativo difficile in un’epoca in cui il corpo del defunto viene bruciato e ciò che resta di lui è un pugno di ossa e cenere.

Canopo nella tomba a ziro della necropoli di Tolle (Museo archeologico di Chianciano Terme)

Acquista rilievo allora una testimonianza che proviene dalle necropoli della Val di Chiana, nel territorio di Chiusi, Chianciano e Sarteano, che possiamo osservare nelle vetrine dei rispettivi musei archeologici. Si tratta dei “canòpi”, i vasi che contengono le ceneri della cremazione del corpo. Il defunto o la defunta sono riprodotti nelle loro fattezze o in figure idealizzate sul coperchio del canopo, quasi a volerne contrastare lo sfacelo fisico. Il canopo rimane in uso per un secolo circa, tra il 680-675 e il 580-575 avanti Cristo. Lo troviamo ovviamente nelle sepolture dei personaggi più in vista o delle famiglie più agiate. Il rango del defunto è sottolineato dalla presenza di un trono o di un sedile con alta spalliera, su cui il canopo è insediato.

Canopi provenienti dalla necropoli di Tolle (Museo archeologico di Chianciano Terme)

Il coperchio del vaso è costituito da una testa umana modellata nell’argilla, con gli occhi, il naso e le orecchie, e con la capigliatura resa a graffito. Sul corpo panciuto sono aggiunti piccole braccia, i seni e altre parti anatomiche. I canopi avevano un valore simbolico più importante della loro funzione di raccoglitore per le ceneri del defunto. Essi celebravano, in realtà, la memoria del defunto e ne riflettevano lo status sociale. I ritratti restituiti dai canopi non sono reali, ma immagini simboliche di chi si voleva celebrare. Detta in modo più dotto, l’antropomorfizzazione del cinerario intendeva restituire al defunto un’identità fisica, andata distrutta nel rogo funebre, ma ricostituita attraverso la notazione di generici tratti anatomici.

Canopo proveniente dalla necropoli di Tolle (Museo archeologico di Chianciano Terme)

In molti casi i canopi hanno una potenza espressiva, da poter essere considerati come prodotto d’arte autoctono e uno dei patrimoni più peculiari dell’arte funeraria etrusca.

Evoluzione dei canopi nella necropoli di Solaia (Museo civico di Sarteano)

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