Abruzzo. Il borgo abbandonato di Castiglione della Valle e la Riserva del Fiumetto

Siamo nell’Abruzzo teramano. I monti danno spettacolo. La catena del Gran Sasso si mostra dal Dente del Lupo del Camicia al Paretone del Corno Grande. Ma oggi non desideriamo il vento e i panorami delle vette. Cerchiamo in realtà un fosso e un borgo abbandonato, l’altro Abruzzo. Siamo curiosi di visitare Castiglione della Valle e la riserva di un fiume dal simpatico nome di Fiumetto. Dall’omonima uscita dell’autostrada raggiungiamo Colledara. E qui c’è un intoppo. La strada per la Riserva è impraticabile per i lavori di rifacimento del manto. Il che, in sé, è una buona notizia. Ma costringe noi a un lungo giro per Ornano, prima Grande, poi Piccolo, su una strada sinuosa che incrocia case sparse. Ma infine eccoci. Siamo i soli visitatori. Gli scoloriti pannelli raccontano la storia e gli ambienti del parco ‘attrezzato’. 

Il Centro di Visita della Riserva

Pochi passi ci conducono al Centro Visite. La struttura è chiusa ma mostra i segni di recenti lavori di pulizia e manutenzione. È una palazzina nuova che funge sia da punto di accoglienza e informazione che da laboratorio per le attività didattiche.

Lo stagno didattico

Accanto è stato realizzato uno stagno didattico che miniaturizza l’ambiente naturale della riserva con i piccoli abitanti della sua fauna e le tipiche piante acquatiche. Intorno sono i segni delle attività realizzate in passato. Spiccano le strutture di un camping con le tende sospese tra gli alberi secondo la nuova tendenza del glamping.

L’ambiente della Riserva

Seguiamo ora il sentiero che scende verso il Fiumetto. Largo e ben rasato il sentiero s’immerge nella rigogliosa vegetazione del fosso tra salici, pioppi, roverelle e farnie. L’ambiente è solitario, una sorta di corridoio ecologico. Qualche uccello, spaventato dai nostri passi, ci sorvola frettoloso. Incontriamo un’antica cisterna di mattoni e quel che sembra un vecchio mulino ormai riconquistato dalla verzura. 

Il guado del Fiumetto

In basso il sentiero guada due volte il corso d’acqua con avventurosi e divertenti passaggi sulle pietre. Al di là inizia la veloce risalita che termina tra le ultime case di Castiglione della Valle. Di questo borgo, il Castrum Leonis un tempo fortificato, le cronache raccontano il passato glorioso di antica capitale della Valle Siciliana. Si narra del passaggio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona alla fine del Quattrocento. Si ricorda che alla fine del Settecento era una Baronia che contava più di mille abitanti. Poi il declino. I cattivi collegamenti e il trasferimento della sede municipale alla vicina Colledara ne causano il progressivo spopolamento. 

Il borgo di Castiglione della Valle, lesionato dal terremoto

Il colpo di grazia è arrivato dal terremoto aquilano del 2009, dalle successive scosse del 2016-2017 e dai danni alla viabilità causati dalle nevicate di inverni feroci. Oggi è una frazione disabitata, abbandonata, un borgo fantasma. Le case sono gravemente lesionate e tenute in piedi da gabbie di ferro e busti di assi di legno. Ma il paese non è morto. Qualche abitazione mostra segni di restauro e di agibilità. Qualche anziano testardo lo frequenta ancora. Ma il segno di maggiore qualità è la sorprendente presenza della bella chiesa di pietra che incornicia la piazza centrale. 

La chiesa di San Michele arcangelo

La troviamo chiusa, naturalmente. Ma se l’interno ci resta precluso, almeno l’esterno ci fa ammirare il tipico campanile a vela, gli oculi e i due portali sormontati da lunette e da sculture. Sul vialetto d’ingresso, affiancato da malinconiche case ferite, torniamo all’ingresso della Riserva e alle auto.

Il fregio scolpito dell’architrave

(Escursione effettuata il 1° agosto 2021)

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