Abruzzo. Sul Colle San Leopardo di Pacentro

La Conca Peligna conserva tesori grandi e piccoli del suo storico passato. Tra i meno noti è il complesso di rovine che occupa una terrazza del Colle di San Leopardo, prospiciente la località di Sant’Alberto, di fronte a Pacentro. Il Colle di San Leopardo è compreso tra la valle di Cansano (percorsa dai turisti che salgono in auto a Campo di Giove) e la valle del Rio, percorsa dall’antica Via dei Placunti (sentiero P3 del parco della Maiella).

Il vecchio mulino

La salita al complesso è breve ma disagevole, anche per l’assenza di qualsiasi indicazione utile. Dal basso è tuttavia ben visibile la fascia rocciosa che chiude la terrazza naturale del sito. L’accesso avviene dal ponte sul fiume Vella, situato al km 55 dell’ex strada statale 487 che collega Sulmona a Pacentro. Immediatamente prima del ponte, per chi proviene da Sulmona, una stradina sterrata sulla destra conduce in breve al vicino edificio del vecchio Mulino. All’altezza della sua recinzione si lascia la stradina e ci si inerpica sulla destra seguendo un visibile sentiero che costeggia le opere idrauliche e raggiunge una canaletta adduttrice. 

L’edificio romano sul pendio del colle

Valicata la canaletta, si cambia direzione e si va a sinistra risalendo su tracce di sentiero il costolone del colle fino a raggiungere un masso isolato. Da qui il sentiero procede orizzontalmente sulla sinistra ed entra sulla terrazza rocciosa seguendone il bordo. Ben presto si palesa il sito archeologico, con le sue evidenze di epoca romana e medievale. Non ci sono indicazioni e si procede un po’ a naso, seguendo con un po’ di attenzione e prudenza le tracce di sentiero più evidenti. Per superare il limitato dislivello sono sufficienti 15-20 minuti.

L’ambiente con la volta a botte e il portale d’ingresso ad arco

La prima struttura visibile è un muro di sostegno sul ripido pendio boscoso che raggiunge i sette metri di altezza. Ad esso sono collegati altri ambienti più accessibili. Due camere presentano sulle pareti delle piccole nicchie e fanno pensare ad ambienti di servizio di un edificio più esteso. 

Le nicchie sulla parete dell’edificio di servizio

L’edificio è ancora riconoscibile, nonostante lo stato di abbandono. Letizia Brunetti, nel suo itinerario archeologico della conca peligna, suggerisce l’ipotesi che si tratti di una grande villa rustica del primo secolo avanti Cristo, una sorta di antica ‘azienda agricola’, simile a tante altre che dovevano costellare il fertile territorio peligno e i rilievi minori. Una tradizione che continua nelle aziende attive nel borgo di Sant’Alberto alla base del colle.

La zona eremitica

Pochi passi più in là, la parete rocciosa è forata da un’ampia caverna con l’ingresso sagomato ad arco, affiancata da una grotta più piccola. Alla caverna sono addossati i resti di un edificio, con una rozza finestrella, che farebbe pensare a un ambiente eremitico. L’assenza di segni di culto lo porrebbe comunque a servizio della vicina chiesa campestre dedicata a San Leopardo che fu creata nel medioevo riutilizzando l’ambiente più grande della villa romana. L’intero complesso fu lesionato e abbandonato in seguito a un terremoto e risulta del tutto crollato già metà del Settecento.

La grotta eremitica con l’ingresso sagomato

(Escursione effettuata il 3 settembre 2021)