Il “Museo del Silenzio” delle Clarisse Eremite di Fara in Sabina

Ssshh, silenzio! Pratica incomprensibile nella società moderna, il silenzio è una reliquia custodita ormai in pochi luoghi di confine. All’escursionista il “Sentiero del Silenzio” sull’altopiano di Asiago chiede di tacere quando legge le commuoventi parole scritte dai giovani soldati della Grande Guerra. Si chiede di evitare i rumori nelle chiese, nei luoghi sacri e nelle visite ai cimiteri. Il silenzio è la condizione per ascoltare e apprezzare la buona musica. Un Teatro del Silenzio è sorto sulle colline toscane. Una “Rete sulla via del silenzio” collega le esperienze di preghiera silenziosa, di pustinia e di meditazione in ambito cristiano. Ci sono poi luoghi dove il silenzio viene scelto, coltivato, praticato. Sono i monasteri di clausura, le certose, i romitori. Spesso questi luoghi si aprono a chi sente il desiderio di un periodo di solitudine, meditazione e preghiera. Talvolta trovano il coraggio di proporre al mondo la loro esperienza. Sui colli di Iesi il monastero femminile di Santa Maria Maddalena ha ispirato il Museo delle arti monastiche chiamandolo “le stanze del tempo sospeso”.

La targa del Monastero di Fare Sabina

Oggi visitiamo il “Museo del Silenzio” che le Clarisse Eremite di Fara in Sabina hanno allestito nel loro Monastero. Il piccolo museo è collocato in una sala che conserva un affresco quattrocentesco e che era parte dell’antica chiesa di Santa Maria in Castello inglobata nell’edificio monacale seicentesco. Il museo accompagna i visitatori in un viaggio sensoriale attraverso la realtà della clausura. Nel buio della sala le attività che scandiscono la vita delle monache – preghiera, silenzio, cucina, farmacia, cucito, lavoro, disciplina – sono rappresentate attraverso una serie di oggetti esposti all’interno di alcune teche. Una ad una le vetrine espositive si illuminano nel silenzio più profondo seguendo uno schema preciso, scandendo così il ritmo di una tipica giornata monacale. 

Gli strumenti per il cucito e il ricamo

Muovendosi al buio nella sala il silenzio viene infranto da alcuni rumori di sottofondo: il suono delle campane, la preghiera comune, il gocciolare dell’acqua, il battere del pestello nel mortaio, il fruscio del vento tra le finestre.

Il tombolo per i merletti

Colpiscono gli oggetti meno usuali, sconosciuti alla vita normale. Gli strumenti per la mortificazione del corpo come il cilicio, la maglia ruvida o il battente con le punte. La curiosa tavoletta con tutti gli adempimenti dell’agenda giornaliera prescritti alle singole monache. Gli strumenti di cucito e ricamo. Il tombolo tradizionale per la realizzazione di pizzi e merletti. I libri spirituali e di preghiera.

L’aspersorio dell’acqua benedetta

Ma è soprattutto sconvolgente la vita da recluse che veniva richiesta dalle Costituzioni e accettata dalle “Marte” e dalle “Marie” del tempo: “sia sempre abolita l’inquieta memoria del Secolo, temuta tanto dagli antichi Padri dell’Eremo, e da tutte le vere Spose del figliol di Dio, perchè l’humane rimembranze facilmente oscurano l’intera vista e la luce dello spirito, macchiano la purità della mente e svegliano i movimenti naturali di vana, inutile e inquieta allegrezza, o mestizia”.

L’agenda giornaliera comunicata alla monaca

(Ho visitato Fara in Sabina e il Museo il 19 febbraio 2022)

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