San Paolo si era imbarcato a Cesarea per uno sfortunato viaggio in mare funestato da un naufragio sulle coste di Malta. Era detenuto in attesa di giudizio. Un centurione lo conduceva al tribunale dell’imperatore a Roma dove lo attendeva il processo per l’accusa di aver provocato gravi disordini a Gerusalemme. Con una seconda nave erano poi ripartiti da Malta, avevano sostato a Siracusa e Reggio ed erano sbarcati nel porto di Pozzuoli. Dopo una settimana di sosta si erano rimessi in viaggio, questa volta via terra. Avevano percorso la Via Campana fino a Capua e lì avevano imboccato la Via Appia. La comunità cristiana di Roma aveva saputo in anticipo dell’arrivo di Paolo e gli aveva mandato incontro una delegazione che lo accogliesse, gli desse il benvenuto e gli testimoniasse l’affetto che il grande apostolo meritava, anche se egli giungeva incatenato e scortato dai soldati. I christifideles romani si spinsero fino a cinquanta chilometri dalla città, alla stazione della Via Appia chiamata Tres Tabernae. Qualcuno arrivò anche più lontano, al Forum Appii. San Paolo ne fu commosso e confortato e si persuase che il messaggio cristiano aveva ormai in Roma radici profonde. Il suo amico Luca racconta l’arrivo di Paolo in Italia nel libro degli Atti degli Apostoli: Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma. I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio (Atti 28, 12-15).
La Via Appia
Se volessimo ripercorrere i passi di San Paolo e rivedere i luoghi dei suoi due incontri con i cristiani di Roma, cosa troveremmo oggi, trascorsi due millenni di storia?

Sorprendentemente la Via Appia è ancora al suo posto, perfettamente sovrapposta al tracciato dell’antica regina viarum. Certo, oggi l’asfalto sostituisce i basoli romani e due file di pini marittimi segnano a perdita d’occhio i margini della strada. Ma la “fettuccia” tra Cisterna e Terracina segue ancora il percorso perfettamente lineare che era stato progettato da Appio Claudio trecento anni prima della nascita di Cristo. Non solo. Il canale che raccoglie le acque della bonifica e costeggia fedelmente l’Appia odierna è ancora il canale Decennovium che i Romani avevano scavato per evitare l’impaludamento della strada e che correva parallelo all’Appia per una lunghezza di diciannove miglia, da Forum Appii a Terracina.
Intorno all’Appia, invece, è successo di tutto. Dopo il tramonto di Roma le acque si erano impadronite della pianura e si erano impaludate. La malaria rendeva la vita impossibile per molti periodi dell’anno. Successive bonifiche avevano restituito la terra a un’agricoltura redditizia. I borghi di fondazione sorti dopo la bonifica di Mussolini si erano popolati di coloni veneti. Un brandello del paesaggio delle paludi pontine è oggi protetto dal parco nazionale del Circeo. La ferrovia e nuove strade solcano la piana pontina. Sarà possibile ritrovare le reliquie paoline di duemila anni fa? C’è ancora traccia delle Tres Tabernae e del Forum Appii?
Le Tre Taverne
L’antica stazione di sosta di Tres Tabernae sulla via Appia sta progressivamente riemergendo dall’oblio che l’aveva avvolta, grazie a uno scavo archeologico in corso. Si trova, com’è logico, sul bordo dell’attuale strada statale, che qui semplicemente si sovrappone al vecchio basolato della regina viarum. Lo scavo, segnalato da un pannello, è localizzato all’altezza del km 58,1 dell’Appia, alla periferia sud di Cisterna di Latina, di fronte a una casa cantoniera. Se il cancello è chiuso, l’area resta comunque visibile percorrendone il recinto esterno.

I romani vi avevano realizzato tutto quello di cui avevano ragionevolmente bisogno le persone affaticate e stanche per il viaggio: un confortevole luogo di sosta, i bagni, un ristoro, la stazione di cambio dei cavalli, il posteggio, un albergo per la notte. Mutatis mutandis, la mansio romana somigliava molto alle stazioni di servizio che oggi troviamo sulle nostre autostrade. Ed ecco, disseppellite dagli archeologi della Soprintendenza, le memorie delle Tre Taverne: una derivazione della strada, in basoli di calcare, fornita di marciapiede e di slargo utile per la manovra dei carri; un piccolo impianto termale; un pozzo e una cisterna per l’acqua; i locali di servizio.

L’originalità della scoperta è però il quartiere residenziale che si affiancò nel tempo alla statio. Lungo un corridoio si aprono alcuni ambienti residenziali dotati di raffinati pavimenti a mosaico, con motivi geometrici e vegetali. Nelle vicinanze spicca un grande edificio di prestigio della tarda età antonina (circa 180 dopo Cristo) con una sontuosa sala per i banchetti. Possiamo immaginare che San Paolo vi abbia trovato la gioia dell’amicizia dei suoi fratelli nella fede giunti da Roma ad accoglierlo, ma anche il conforto di una comoda sosta.

Il Foro Appio e il Borgo Fàiti
Su Forum Appii il tempo ha steso un velo di terra e di oblio. Ma l’antico villaggio dà talvolta qualche segnale della sua vita remota e si diverte a rilasciare indizi della sua storia. Dal sottosuolo fanno capolino frammenti di ceramica, ex-voto, tegole, coppi, mattoni, cocci d’anfora. E così il gradiometro e le prospezioni geofisiche degli archeologi hanno recentemente individuato nel sottosuolo la presenza di magazzini, di un porto fluviale, di una stazione di sosta, di un santuario, di un panificio, di laboratori per la produzione artigianale di ceramiche e metalli.

Grazie a queste informazioni si può ragionevolmente affermare che l’insediamento sia stato fondato alla fine del quarto o all’inizio del terzo secolo avanti Cristo, contemporaneamente alla costruzione della Via Appia; è stato abitato fino alla fine del quinto o l’inizio del sesto secolo dopo Cristo e poi abbandonato a causa dell’impaludamento medievale. Forum Appii era così una delle varie stazioni di sosta (stationes) lungo il percorso dell’Appia, come Tres Tabernae (nei pressi di Cisterna di Latina), Tripontium (odierno Tor Tre Ponti), Ad Medias (attuale Mesa di Pontinia). Orazio vi aveva fatto tappa nel suo viaggio in compagnia del poeta greco Eliodoro e aveva notato – nella sua Satira quinta – come Forum Appii fosse brulicante di barcaioli e di osti malandrini (inde Forum Appi differtum nautis cauponibus atque malignis).

In attesa che gli archeologi riscoprano quel che resta del Forum Appii, la memoria della sosta di San Paolo è oggi affidata al Borgo Fàiti, sorto a ridosso dei resti del villaggio romano. Il piccolo borgo rurale fu costruito dall’Opera Nazionale Combattenti durante l’appoderamento delle paludi pontine bonificate e fu inaugurato nel 1933. Vi s’insediarono coloni di provenienza veneta, friulana e ferrarese, ai quali vennero assegnati i poderi bonificati, dapprima coltivati in regime di “dipendenza” dall’Onc, e successivamente riscattati in proprietà dagli stessi coloni assegnatari. Siamo al km 72 dell’Appia, alla confluenza del fiume Cavata e all’incrocio con la statale dei Monti Lepini. Al borgo si accede grazie a due ponti sul Canale Linea Pio. Le abitazioni si distribuiscono intorno alla piazza, alla chiesa e alla scuola. Da apprezzare sono il monumento alle vittime del terrorismo, alcuni casali rurali d’interesse storico e una settecentesca stazione di posta (oggi hotel).

Una lapide sulla facciata della chiesa, collocata nel 1961, ricorda il passaggio dell’apostolo a diciannove secoli esatti dal suo incontro con la comunità cristiana di Roma. La gente del borgo organizza annualmente una rievocazione storico-religiosa dell’incontro tra San Paolo e i fedeli romani con ambientazioni, scenografie, costumi e sapori dei tempi antichi.

(La ricognizione è stata effettuata il 5 maggio 2017)