Petra, la città rupestre dei Nabatei

Per gli appassionati del paesaggio rupestre la visita della città di Petra, nel deserto della Giordania, è un’emozione lungamente desiderata. Certo, vi sono nel mondo numerose città simbolo della civiltà rupestre. Penso a Matera e alle gravine joniche, a Göreme e alle città della Cappadocia, a Vardzia in Georgia e a tante altre. Ciascuna di esse accende la scintilla di un innamoramento e segna una tappa di un lungo camminare nella storia. Petra ha tuttavia un fascino specifico che l’ha portata di peso tra le nuove sette meraviglie del mondo, insieme alla Muraglia cinese, al Colosseo, a Machu Picchu, alle rovine Maya dello Yucatan, al Cristo di Rio e al Taj Mahal. A Petra l’estro architettonico dell’uomo si combina genialmente con le forme della natura modellate dal vento del deserto. Ma al principio vi sono le esigenze difensive del popolo nabateo di dissimulare la propria presenza in un luogo imprendibile dagli invasori, di controllare le vie d’accesso e di costruire ambienti compatibili con la natura ostile del deserto.

Petra e i Nabatei

I Nabatei che scavarono Petra erano tribù nomadi del deserto dell’Arabia. Verso il sesto secolo avanti Cristo penetrarono nel Neghev e s’installarono a sud oltre il Mar Morto. Vivevano del commercio, all’incrocio delle strade carovaniere provenienti dal mar Rosso. Anche dopo la conquista romana, i traffici commerciali tra la penisola arabica e l’occidente continuarono a fornire risorse ai Nabatei, almeno fino al terzo secolo. Nella provincia romana dell’Arabia Petraea, la capitale si spostò a Busra e Petra divenne metropoli. L’imperatore Adriano la ribattezzò Hadriana Petra e l’arricchì di monumenti romani. Ma quando l’asse commerciale tra oriente e occidente si spostò lungo la direttrice dell’Eufrate, per Petra e i Nabatei si fece buio e calò l’oblio. Almeno fino al 1812 quando Petra fu riscoperta da Johann Ludwig Burckhardt, un intraprendente e curioso esploratore svizzero.

La visita

Il percorso ordinario di visita mostra in successione tre ambienti radicalmente diversi pur nell’unitarietà del paesaggio desertico. Si traversano prima la fiumara e la stretta gola rocciosa. Si visitano poi le architetture della città rupestre scavate nell’arenaria. Si ammirano infine i monumenti classici costruiti sub divo in età romana e bizantina.

Le rocce di Petra
Le rocce di Petra

Superati il patio d’ingresso, le strutture di accoglienza e la biglietteria ci s’incammina sul letto asciutto della fiumara che ha inciso lo Uadi Musa (la valle di Mosè), assillati da noleggiatori di calessi e sciami di ragazzi che propongono chincaglieria e cartoline.

I monumenti sepolcrali lungo lo Uadi Musa
I monumenti sepolcrali lungo lo Uadi Musa

Sulla destra troneggiano alcuni monoliti di pietra squadrata (i blocchi di Jinn), monumenti tombali incompiuti. Sulla sinistra si staglia in parete la tomba degli obelischi con il sottostante triclinium, la sala utilizzata per i banchetti funebri.

Le opere di canalizzazione dell'acqua
Le opere di canalizzazione dell’acqua

Giunti al gate del canyon, dove sono i resti di un arco trionfale d’ingresso, si osservano le ingegnose soluzioni per la raccolta e la canalizzazione dell’acqua, risorsa scarsa e preziosa della civiltà nabatea. Una diga, il tunnel dell’acquedotto sotterraneo e le canalette incise nelle rocce laterali dove scorreva l’acqua diretta verso la città e il suo ninfeo.

Il percorso nella gola
Il percorso nella gola

Si entra nella lunga e spettacolare gola di Siq, stretta tra due ripide pareti di arenaria multicolore. Canalizzata l’acqua dell’antico fiume, il letto prosciugato della gola è stato trasformato in strada lastricata con basoli di pietra.

La strada lastricata
La strada lastricata

Sui fianchi del lungo percorso nella gola sorgono monumenti funebri, nicchie votive scavate nelle pareti e bassorilievi.

I metili del Maestro Sabinos
I metili del Maestro Sabinos

Un esempio tra gli altri è la serie di nicchie scolpite dal maestro di cerimonie religiose Sabinos Alexandros in onore di due divinità, Dushara e Atargatis.

Un bétile, pietra cubica con divinità incisa
Un bétile, pietra cubica con divinità incisa

Particolarmente espressivi della religiosità nabatea sono i bétili sacri, le pietre cubiche venerate come dimore divine o identificate con divinità protettive.

Il cammelliere
Il cammelliere

A metà della gola si scorgono i resti del vasto bassorilievo della carovana. Sono stati scolpiti uomini e cammelli di una carovana di mercanti diretta in città che incontrano altri intenti a uscirne.

Lo sbocco della gola sulla piazza del tesoro
Lo sbocco della gola sulla piazza del tesoro

Dopo un lungo percorso d’ombra, la gola termina all’improvviso sulla piazza sfolgorante di luce solare dove sorge il fotografatissimo monumento sepolcrale di Al-Khaznah.

Al-Khaznah, il tesoro del faraone
Al-Khaznah, il tesoro del faraone

La facciata del monumento, di stile ellenistico, ha tre ordini sovrapposti, decorati da colonne rilievi e statue (i Dioscuri, la dea Iside, le Vittorie alate). L’ammirazione per la sua elegante bellezza si mescola allo stupore per un lavoro che è stato di scavo e incisione dall’alto verso il basso e non di una normale edificazione dal basso verso l’alto.

La via delle facciate
La via delle facciate

Si percorre ora la larga strada “delle facciate”.

Le facciate delle tombe monumentali
Le facciate delle tombe monumentali

Procediamo in una sorta di cimitero monumentale, dove i nabatei hanno gareggiato nel disegnare le tombe più belle, con i richiami stilistici al mondo assiro, a quello greco e al romano. Spiccano le cosiddette “tombe reali”.

La croma delle rocce di Petra
La cromia delle rocce di Petra

Un viottolo a tratti impervio risale il Luogo alto del Sacrificio. Ma l’attrazione è la tavolozza di sfumature cromatiche della roccia nella quale è scavata la tomba degli Angeli.

L'interno di una tomba
L’interno di una tomba

L’interno delle tombe custodisce le sepolture multiple dei familiari. Si alternano gli arcosoli, i loculi e le fosse per le inumazioni.

Le gradinate del teatro
Le gradinate del teatro

Petra dispone di un teatro interamente scavato alla base della parete rocciosa e in grado di ospitare sulle sue gradinate fino a tremila spettatori. Alle gradinate si accedeva dagli ambulacri scavati sotto l’auditorium.

Le grotte di Petra
Le grotte di Petra

Le grotte che fasciano le pareti rocciose di Petra sono state abitate in modo permanente dalle famiglie beduine fino ad alcuni decenni fa. Con la musealizzazione di Petra i vecchi abitanti sono stati spostati in un vicino visibile villaggio di edilizia popolare ma tornano ogni giorno tra le rovine a offrire i loro servizi ai turisti.

L'interno del tribunale
L’interno del tribunale

L’imponente tomba dell’Urna, con un accesso colonnare è chiamata comunemente il Tribunale perché fu effettivamente usata come archivio e sala di giustizia. Le grandi nicchie all’interno segnalano anche la trasformazione in chiesa cristiana a cura del vescovo Jassun.

Il grande tempio di Petra
Il grande tempio di Petra

Lasciata la città rupestre, alla confluenza di uno uadi, sorge la città metropolitana (non scavata ma costruita). Gli scavi archeologici più recenti hanno fatto riemergere il grande Tempio dei Nabatei e le altre strutture di età romana (la via colonnata, il ninfeo, la cisterna, i criptoportici, il tempio del leone alato, l’area residenziale).

Il mosaico della chiesa bizantina
Il mosaico della chiesa bizantina

Sulla collinetta di fronte è lo scavo della chiesa di epoca bizantina (450-500 dopo Cristo), con un battistero esterno e la grande navata centrale. Le due navate laterali sono decorate con splendidi mosaici che raffigurano figure umane, rappresentazioni delle stagioni, piante, animali e ceste di offerte.

Il mosaico della navata sinistra
Il mosaico della navata sinistra

(Ho visitato Petra il 25 settembre 2016 durante un viaggio proposto dall’Opera Romana Pellegrinaggi)

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