Crotone. Il tesoro di Hera Lacinia

Risalite le strade selciate del centro storico di Crotone in direzione del Castello, raggiungiamo la palazzina che ospita il Museo archeologico nazionale. E qui scopriamo che Crotone è storica figlia di migranti del Mediterraneo. Fu nel Settecento avanti Cristo che dalla Grecia partirono le migrazioni di coloni alla volta dell’Occidente per fondarvi colonie. Le nuove comunità, sfuggite a guerre e carestie, s’insediarono in territori pianeggianti, prossimi alla costa e ai corsi d’acqua, con buone possibilità agrarie legate alla fertilità dell’area occupata, senza talvolta disdegnare la posizione strategica e il controllo di rotte commerciali. Ne è un esempio Kroton, l’odierna Crotone, che fu fondata da un gruppo di Achei guidati da Miscello di Ripe, il quale aveva ricevuto l’ordine dall’oracolo di Delfi di fondare una colonia presso il fiume Esaro, tra il Capo Lacinio e la sacra Crimisa (Cirò). Kroton, oltre a disporre di terre coltivabili, aveva scali portuali a controllo del Mar Jonio.

L'ingresso del Museo di Crotone
L’ingresso del Museo di Crotone

 Il tesoro del santuario

Sul vicino Capo Colonna (oggi protetto dalla riserva marina di Capo Rizzuto), gli Achei costruirono un santuario dedicato a Hera. Nella mitologia greca Hera è la più importante tra le dee, moglie di Zeus e madre di dei ed eroi; essa è la protettrice principale della donna e di tutti gli aspetti della vita femminile: dal matrimonio alla procreazione, al parto, alla nutrizione della prole. Il Capo era noto nell’antichità come Capo Lacinio, e la stessa dea ne mutuò l’appellativo di Lacinia. In età moderna veniva chiamato Capo Nao, da naòs = tempio. Oggi è detto Capo Colonna, da ciò che rimane dell’antico edificio sacro: una colonna isolata, che si staglia sull’azzurro del mare.

La barchetta nuragica
La barchetta nuragica

Il secondo piano del Museo di Crotone espone i reperti provenienti da questo santuario e in particolare i ritrovamenti dell’edificio B (tesoro di Hera) scavato tra il 1987 e il 1991. Sono esposti gli anathémata, i doni fatti alla dea, tra i quali il celebre diadema d’oro, la Sfinge, la Sirena, la Gorgone e una barchetta nuragica.

 Le sirene di Kroton

La Sirena
La Sirena

Le Sirene erano entità sovrumane, creature ibride, per metà donna e per metà uccello, figlie della Terra e ancelle di Persefone, la signora dell’Ade, che la tradizione voleva dimorassero alle soglie dell’oltretomba perché chiamate ad alleviare il dolore dei familiari in lutto unendosi ai loro lamenti e a facilitare al defunto l’accesso al suo nuovo status, eredi, inoltre, nel caso di decessi infantili, del ruolo di nutrici dei nuovi nati altrimenti svolto dalle principali dee olimpie.

 La Gòrgone alata

La Gorgone alata
La Gorgone alata

Le Gòrgoni (le Terribili) vivevano ai confini di una terra popolata da mostri, collocata oltre l’Oceano, lì dove la Notte aveva la sua dimora. Queste creature infernali, dette “guardiane della soglia” tra il mondo dei vivi e quello dei morti, avevano il compito di custodire l’accesso al regno di Persefone non consentito ai viventi, uccidendo chiunque tentasse di varcarne il confine.

La sfinge

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Anche la Sfinge era una creatura mitologica greca, mutuata dal mondo magico egizio. Aveva il corpo del leone e il volto di donna. Era un demone di distruzione e malasorte, che secondo Esiodo era figlia di Ortro e dell’Echidna o della Chimera. Figura ctonia, che assumeva un ruolo apotropaico. Offrendola a Hera si chiedeva alla dea la buona sorte e il contrasto della negatività.

 Il diadema aureo

Il diadema di Hera
Il diadema di Hera

Questo splendido gioiello d’oro incoronava probabilmente una statua della dea Hera. Riproduce un serto di mirto con una treccia sulla quale s’innestano i ramoscelli, le foglie e le bacche.

(Ho visitato Crotone il 28 giugno 2016)

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