Schiavi d’Abruzzo. Passeggiate nella storia

Dall’alto del suo colle, a 1172 metri di quota, Schiavi d’Abruzzo fa da cerniera tra l’Abruzzo e il Molise. Ce ne accorgiamo in paese, percorrendo la Rotonda dedicata a Salvo D’Acquisto che è il miglior punto di osservazione su un panorama sterminato. Il mare Adriatico si staglia invitante allo sbocco della valle del Trigno. A sud l’ondulata linea dei colli molisani è solcata da un fascio di storici tratturi e vie armentizie. A nord i monti di Capracotta e i Frentani anticipano le grandi montagne dell’Abruzzo. Questo panorama solenne fu apprezzato dalle popolazioni italiche che insediarono qui i santuari dei Sanniti Pentri. Poi ci furono le migrazioni dei popoli dall’altra sponda dell’Adriatico, quei croati e albanesi in fuga dai turchi invasori, chiamati Schiavoni, origine del nome del paese. Per secoli ci fu il movimento pendolare degli armenti transumanti lungo il regio tratturo Celano-Foggia e il fascio di tratturelli suoi tributari.

Il monumento all’Alpino

Più traumatico il passaggio della seconda guerra mondiale con la lenta transizione tra le truppe canadesi e quelle tedesche, e di cui resta testimonianza la trincea-osservatorio della Rotonda. E poi il dopoguerra, con lo stillicidio migratorio dei paesani verso Roma, dove formeranno il nerbo dei garagisti e dei tassisti, o verso le grandi destinazioni all’estero. Per apprezzare e amare Schiavi, dopo la passeggiata in paese, è consigliabile percorrerne le strade e i sentieri nei dintorni. Eccovi allora qualche idea.

I tempietti italici

La base del tempio maggiore

La fama di Schiavi è soprattutto legata all’area archeologica dei templi italici. La visita di questi tempietti è appagante sia perché se ne può così ammirare la caratteristica architettura sia perché se ne può apprezzare la loro particolare posizione panoramica, a dominio del tratturo e della valle del Trigno, di fronte al grande santuario federale di Pietrabbondante. I tempietti si trovano lungo la strada provinciale che da Schiavi scende alla fondovalle Trigno, a quattro km dal paese, su una terrazza accessibile da due ingressi.

Il secondo tempio

Il Tempio Maggiore (del secondo secolo avanti Cristo) e il Tempio Minore (degli inizi del primo secolo), sorgono affiancati e paralleli su un terrazzamento, contenuto da un lungo muro in opera poligonale e quadrata. Recenti esplorazioni hanno riportato alla luce un altare monumentale, di fronte al Tempio Minore, una necropoli utilizzata fino alla piena età romana, e un altro edificio sacro, abbandonato poco dopo la Guerra Sociale (91-89 a.C). Oggi è visibile anche la torre medievale a due livelli, eretta dietro al muro in opera poligonale del santuario: a questa struttura si deve il toponimo della zona, Colle della Torre. La visita ai templi può essere completata dalla visita al Museo archeologico allestito in paese.

Sui tratturi dei pastori

Il percorso del tratturo Castel del Giudice – Spondrasino

Il colle di Schiavi si pone a cavallo tra due antichi tratturi che collegavano la valle del Sangro alle valli del Trigno e del Biferno. A sud era il tratturello Castel del Giudice – Spondrasino che attraversava Capracotta, Agnone e Poggio Sannita, scendeva lungo il fiume Verrino fino ad attraversare il Trigno in località Terra Vecchia di Bagnoli. Il percorso del tratturo, ancora praticabile, è ben visibile per un lungo tratto affacciandosi al Belvedere della Rotonda di Schiavi. A nord il tratturo Ateleta – Biferno aveva uno sviluppo orizzontale e traversava l’agro di Castiglione e Torrebruna prima di scendere sul Trigno all’altezza di Montemitro. Una passeggiata non lunga può scavalcare il Monte Castel Fraiano (segnato dalla presenza delle gigantesche pale di una centrale eolica) e collegare la Madonna del Monte al lago della Croce. Intorno al lago il tratturo è ancora ben marcato e riconoscibile. E il santuario della Madonna del Monte alla Lupara è legato al mondo della transumanza e al culto della Madonna dei tratturi.

La passeggiata panoramica sul monte Pizzuto

Il monte Pizzuto visto da Schiavi

Il Colle Pizzuto, con la sua panoramica cima a 1290 metri di quota, è la meta di una bella passeggiata panoramica. Si può iniziare direttamente da Schiavi ma è più semplice lasciare l’auto al bivio sulla strada per Torrebruna, dove sono alcune case e spazio per il parcheggio. Una stretta strada prima asfaltata e poi lastricata sale a svolte nel bosco e raggiunge la cima dov’è una grande croce. Ampio panorama, in particolare sui vicini monti Frentani.

Il passaggio di Uys Krige

I monti di Capracotta e i paesi di Agnone e Belmonte visti da Schiavi

Uys Krige è un ufficiale sudafricano che fuggì dal campo di prigionia di Fonte d’Amore a Sulmona dopo l’8 settembre del 1943. Appassionato di poesia e scrittura, conosceva un po’ d’italiano e racconterà la sua rocambolesca fuga e il percorso a piedi verso la libertà in un libro famoso, “The way out”, tradotto in italiano come “Libertà sulla Maiella”. Alcune sue pagine sono dedicate al passaggio nella zona di Schiavi. Lungo il tratturo Krige attraversa le zone di Capracotta e Agnone giunge a Belmonte, dove è ospitato da un contadino. “Andate presto a dormire”, disse il vecchio, “domattina presto vi chiamerò e partirete. Sulla sinistra troverete un paese, Schiavi, in cima ad una collina. Dovete evitarlo, scendendo nel burrone sotto di esso. Poi uscirete dal burrone, attraverserete il villaggio di Taverna, che riconoscerete dalla chiesa rotonda e raggiungerete le case di Cupello. Qui vi dovete fermare, perché sarete vicini al Trigno. La gente di Cupello vi dirà dove sono le mitragliatrici”. I fuggitivi si dirigono verso Schiavi, attraversano il Sente, e raggiungono la contrada di Cupello. Qui conoscono Pasquale Tucci, una guida che accetta di accompagnare loro e un altro folto gruppo di italiani al di là delle linee. La marcia di Uys e dei suoi compagni termina ai primi di novembre. Traversato il Trigno ai piedi della collina di Cupello, il gruppo risale il pendio che porta a Salcito. Il giorno precedente i tedeschi hanno abbandonato le loro postazioni sul fiume e la prima pattuglia canadese è già in paese.

Il colle di Schiavi d’Abruzzo

(Ho visitato Schiavi d’Abruzzo il 28 luglio 2017)

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